*di Vincenzo Salamina e Domenico Carriero
Ne parliamo con Enzo Leomporro che, con Gianni Donzelli, forma lo storico gruppo. I loro grandissimi successi, da “Alle venti” a “Io ho te” fino a “Rotola la vita”, sono patrimonio della musica italiana. Autori dei capolavori anni ‘90 di Mina, tra i quali “Neve” ed “Acqua e sale”, hanno anche realizzato un disco assieme a Mogol. Nell’ultimo album “432 Hz” due featuring: con Ivana Spagna e Tony Esposito.
Enzo, quella degli Audio 2 è una lunga carriera: dal 1992 nel mondo discografico e, prima, quindici anni di gavetta. Quasi le nozze d’oro con la musica!
Abbiamo speso una vita intera nel fare musica e non me ne pento neanche un minuto, neanche ora che il contesto non è dei migliori. La musica è stata una esigenza per tutta la vita. Oggi, dopo tanti anni, non ci riteniamo assolutamente commerciali, anzi crediamo di essere alternativi, più alterativi di molta musica che si sente in giro. Noi facevamo cose che credevamo fossero commerciali, in realtà le nostre canzoni avevano dei contenuti incastonati in una musicalità molto elaborata. Abbiamo fatto tanta gavetta arrivando al successo a trentadue anni, che è il limite massimo per degli artisti; tutto ciò che non hai fatto in quei quindici anni di gavetta, capita poi tutto all’improvviso e, se sei perseverante e lungimirante, riesci a fare delle belle cose anche se non sai quanto può durare.
Dopo trent’anni di successi, è tempo di bilanci. Quale è il vostro?
Credo che finora la nostra sia stata una bella carriera che molti si auspicano quando iniziano, ma al contrario di come è accaduto a noi. Abbiamo cominciato subito con un brano per Mina, che teoricamente sarebbe dovuto arrivare a coronamento carriera. Abbiamo realizzato talmente tante belle cose che non ci fai neanche caso a tutte le collaborazioni avute, da Mogol, a Mina e Celentano, a Pieraccioni, per il quale abbiamo composto la colonna sonora de “I Laureati”. Molta gente non sa di questi trofei, e i concerti servono proprio a fare il punto della situazione, a far conoscere ciò che abbiamo realizzato anche per gli atri artisti, per mettere i puntini sulle i. La gente pensa che noi facciamo le cover di Mina, e solo durante i live capiscono che quei grandi successi li abbiamo scritti noi.
Nel 2019 esce “432 Hz”, vostro ultimo album che, oltre a riproporre alcuni vostri intramontabili successi (“Alle venti”, “Rotola la vita”, “Acqua e sale”, “Specchi riflessi”), vede due featuring di spicco, con Spagna e Tony Esposito, oltre a raccogliere diversi singoli usciti prima della sua uscita.
E’ un album che non abbiamo potuto promozionare abbastanza se non pochi mesi prima dell’emergenza Covid. Doveva uscire anche un altro singolo e un altro video. Per la sua pubblicazione abbiamo fatto come una volta, ossia prima sono usciti i singoli e poi l’album, che poi altro non era che una raccolta di 45 giri. L’album è stato scritto e registrato “al solito modo” degli Audio 2, con grandi musicisti, con dei professionisti a livello di fonia: non ci siamo mai fatti mancare niente, registrando sempre dischi ad elevato tasso di qualità. Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare Massimiliano Pani, che è sempre stato attento alle modalità di registrazione: basti ascoltare i lavori di sua madre Mina. “Acquatiche trasparenze” [album degli Audio 2 del 2006] è stato registrato “alla PDU maniera”, con orchestre vere, che costano molto, grandi sale di registrazioni. “432 Hz” è nato con lo stesso approccio. E poi c’è l’idea di base di fare un album a 432 Hz…
Cosa indica 432 Hz?
E’ la frequenza usata per l’accordatura, che non è la classica 440 Hz, usata ufficialmente dal 1935; i 432 Hz portano anche a benefici per la mente e il cervello. Era la frequenza propinata da Giuseppe Verdi, come si evince dai carteggi in cui lui indicò di accordare le orchestre a quella frequenza, dato che, fino a quel momento, ogni orchestra accordava a modo proprio. Verdi sosteneva che 432 Hz era la frequenza naturale in connessione con la mente e l’universo: c’è un espandersi di frequenze e tu sei più a tuo agio, e tutto diventa diverso anche nell’ascolto, vivendo belle sensazioni. La 432 Hz non fa stancare molto perché è in connessione con il cervello, quindi ci piaceva usarla per non far stancare l’ascoltatore [ride]. Infatti la new wave si basa sulla 432 Hz; gli unici che l’hanno fatto prima di noi sono i Pink Floyd in “The Dark side of the moon”. Come cantanti pop italiani penso siamo i primi ad aver registrato un album pop a quella frequenza.
Continuerete con questa frequenza anche per le prossime composizioni?
Penso sia un progetto circoscritto: non penso sia il caso di essere i paladini della 432 Hz. E’ come se tu voglia ripeterti con un album: fare sempre la stessa cosa penso sia deleterio. Noi cerchiamo sempre di dare qualcosa di diverso in ogni disco; così come abbiamo fatto con questo nostro ultimo album in cui volevamo portare alla ribalta i benefici di questa frequenza.
In questo album ci sono due featuring, con Tony Esposito e Spagna. Con quest’ultima avete duettato in “Amici per amore”. Come nasce la collaborazione con Ivana?
Dopo la parentesi con Mogol, sono passati otto anni, che possono sembrare tanti; è stato il tempo giusto per avere un progetto compositivo che ci garantisse che le canzoni non finissero nella spazzatura. Abbiamo aspettato un po’ di tempo per fare le cose per bene. Avevamo delle canzoni nel cassetto e canzoni scritte a seguito di questo nuovo progetto, tra le quali quella proposta a Ivana Spagna. Anche a lei piacque e ci ringraziò per aver pensato a lei. “Amici per amore” l’abbiamo pubblicata l’otto marzo 2019, per la festa delle donne, e non a caso: il brano parla dell’amicizia tra uomo e donna. Nel fatto specifico raccontiamo questa amicizia con lui che non vuole rovinare il rapporto con lei o viceversa; per questo si accontenta di rimanere amico per amore per non perdere né l’amicizia né l’amore, in un approccio prudente, e crediamo che l’amicizia tra uomo e donna sia sempre sul filo del rasoio. Per due anni abbiamo lanciato singoli: “Un’onda nel bicchiere” fu il primo, poi uscì “Mediterranea sei” con Tony Esposito, poi “Amarti è possibile” e “Libero come un aliante” e poi il duetto con Ivana.
Torniamo indietro alle origini: come avviene l’incontro tra Enzo Leomporro e Giovanni Donzelli?
Abitavamo nello stesso condominio fatto di scale: noi vivevamo in scale che stavano all’opposto. Ci siamo incontrati nel quartiere perché si giocava a pallone, poi frequentavamo la stessa scuola; quando si marinava scuola ci trovavamo in uno degli androni dei nostri palazzi e lì scoprimmo che sapevamo sia suonare la chitarra che scrivere pezzi. Gianni faceva le cover e cantava Battisti, per la voce che ha, ma mi cantava anche Dalla e De Gregori mentre io facevo le mie canzoni. Ci siamo incontrati quindi da ragazzi.
Nel 1993 esce il vostro primo disco, con in copertina Einstein. Sin dal principio hanno impressionato sia la timbrica vocale di Gianni che le sonorità vicine al mondo di Battisti. Come avete vissuto il paragone con Lucio?
All’inizio la casa discografica un po’ ci ha giocato. A Novembre 1993 siamo usciti con la prima pubblicazione e a Febbraio 1994 abbiamo fatto la prima apparizione in uno showcase all’Hotel Nazionale a Sanremo, dove la casa discografica ci chiese se volevamo farci vedere o no. Ci dissero “voi senza che vi conosca nessuno avete venduto trenta mila copie. Volete continuare così?” Noi decidemmo che era arrivato il momento di metterci la faccia. Facemmo questo showcase, e ci sentivamo a nostro agio perché avevamo fatto piano bar nei ristoranti. Ricordo che c’erano tutte le rete nazionali, fotografi, giornalisti musicali, e fu un grande successo. Dopo che siamo usciti allo scoperto, da trenta mila siamo passati a centocinquanta mila copie vendute. Non siamo belli ma alla gente piaceva la nostra immagine. Non vedendoci belli i discografici erano preoccupatissimi [ride]. Anche l’anno dopo duecento mila copie, con le nostre facce. La gente si è identificata in questi due personaggi eccentrici, con i cappelli, non con una immagine particolare e avranno pensato “Se ce l’hanno fatta loro con quella faccia…” [ride]. All’inizio, quando facevamo i primi concerti, avendo pubblicato un solo disco, cantavamo Battisti con delle cover. Nei live del 2019 abbiamo inserito “Confusione”, omaggio a una canzone di Lucio del 1972, con un arrangiamento più funky rispetto all’originale.
A proposito di Sanremo che rapporto avete con il Festival?
A Sanremo non abbiamo mai partecipato né come autori né come artisti. Completamente ignorati. Sanremo non rappresenta la musica italiana in toto, ma solo una piccola fetta: rappresenta il 20-25% della popolazione italiana.
Tantissime collaborazioni con Mina, come avviene l’incontro con la più grande delle grandi?
Avviene quando sappiamo che Mina registra e pubblica “Neve”, che arriva al primo posto in classifica. Pensa che due emeriti sconosciuti mandano una canzone a Mina, che la canta e la mette come pezzo di punta per le radio. E’ stato sconvolgente per noi. Già essere nell’album era una grande soddisfazione ma che dovesse essere un successo non ce lo aspettavamo proprio. Incoraggiati da tutto ciò, decidemmo di andare a Milano, sperando che, da autori di un grande successo, ci stessero ad ascoltare di più dopo anni di gavetta in cui ci avevano chiuso molte porte in faccia. Prima del successo, tra fine settembre e inizio ottobre, ci prendevamo una settimana di ferie da dedicare alla musica; questi sono stati i sacrifici, lavorare ad agosto per andare a fine settembre a Milano anche per prendere le porte in faccia. Tornando a Mina, dato che eravamo a Milano chiamammo Massimiliano Pani per dirgli che saremmo andati a Lugano a salutarlo. Andammo speranzosi perché avevamo scritto un successo. Arrivati lì, lui ci ricevette e ci fece conoscere sua madre Mina. Arrivò sorridente dicendoci “ciao ragazzi, come state?”. Gianni muto, non parlò; io logorroico, parlai per cercare di non fare tutti scena muta [ride]. Lei ci esortò a darle del tu, dopo 30 secondi che ci conoscevamo ma io non riuscivo a darlo. Lei cercò di metterci a nostro agio, ma rimanemmo pietrificati. Poi le cose sono migliorate, siamo andati tante altre volte a trovarla. Quel giorno Massimiliano, prima che noi gli dicessimo che avevamo un progetto e tante canzoni inedite, ci anticipò proponendo di farci uscire un album, nel caso fossimo stati d’accordo, invitandoci a pensarci su. Ma noi rispondemmo subito “Massimiliano, già ci abbiamo pensato, è sì!”. Noi all’epoca eravamo due impiegati, perché con la musica non riuscivamo a campare. E lui ci esortò a rimanere con i piedi a terra, a non mollare il nostro lavoro. Stessa cosa fece anche dopo la pubblicazione dell’album, dicendoci di essere cauti. Certo, arrivati a settanta / ottanta mila copie, quasi disco di platino, dovemmo fare una scelta, perché i concerti arrivavano; il giorno prima in ufficio e il giorno dopo flash, trasmissioni televisive. Proprio come Dottor Jekyll e Mr Hyde. C’era uno sdoppiamento di personalità, e avanti così saremmo impazziti. Il look con occhiali e cappello ci aiutava, in quanto mettendoci una maschera potevamo essere Audio2, e togliendomela tornavo ad essere Enzo Leomporro nell’ufficio, e questo ci ha aiutato.
La collaborazione con Mina non è solo il successo di “Neve” ma più di un decennio di successi.
Nel 1992 “Neve” contenuta nell’album “Sorelle Lumière”; nel 1993 in “Lochness” ci sono due nostri brani: “Sì che non sei tu” e “Raso”; quest’ultimo potrebbe considerarsi quasi un duetto dato che ci sono delle terze fatte da Gianni. Il vero duetto è in “Rotola la vita” contenuta nell’album “Canarino Mannaro” del 1994, che contiene anche “Non è niente”. Nel 1995 in “Pappa di latte” ben tre brani: “Non c’è più audio” , “Naufragati” e “Metti uno zero”. In quest’ultimo brano abbiamo fatto fare un po’ di rock a Mina, ma è una canzone che merita, anche se non è apprezzatissima dai fan: l’ha scelta lei e quindi significa che meritava. Nel 1995 nel nostro secondo album “E = mc2 ” è contenuta “Dentro a ogni cosa”, dove alla fine c’è un featuring, un cameo vocale di Mina, voluto dall’arrangiatore, non da noi che non ci saremmo mai permessi. Mina entrò in studio, sentì “Dentro a ogni cosa”, le piacque moltissimo, e suggerì di inserire nella parte finale del brano dei cori. Massimiliano disse che il giorno dopo avrebbe chiamato le coriste e lei subito si offrì di fare lei i cori e quello che sarebbe servito. In cinque / dieci minuti fece le sue piste e, quando ci fu il missaggio, il fonico tese ad alzare il coro perchè c’era Mina e lei lo riprese dicendo di abbassare il volume. Per scelta di missaggio allora abbassò il volume degli strumenti, ed è venuto un duetto. Nel 1998 in “Mina Celentano” ci sono tre brani: “Acqua e sale”, oltre a due nostre cover, “Specchi riflessi” e “Io ho te”. Infine nel 2004, in “Napoli secondo estratto”, la canzone scritta in lingua napoletana “Cu ‘e mman”, che fu l’unico singolo di quell’album. Ben centoventimila copie per un album napoletano: fu tantissimo! E Massimiliano ci ringraziò per questo evidenziando come il singolo trainante fu determinante per il successo del disco.
Ci sono spazi per altre collaborazioni con Mina?
Credo che ci sia ancora spazio, speriamo. Noi continuiamo a mandare brani a Mina; probabilmente lei ha ritenuto di fare altre scelte artistiche, nonostante le facciamo vendere tantissimo. Con Mina non abbiamo mai sbagliato neanche un colpo, abbiamo fatto vendere un grandissimo numero di copie: è un fatto acclarato dalla SIAE. Mina è una persona eccezionale. Pensate che ci chiamò a casa per chiedere se poteva cantare “Neve”: ci chiese il permesso, capite! Inoltre ci ringraziò per aver dato a lei il brano “Acqua e sale” chiedendoci perché non l’avessimo tenuto per noi: abbiamo sempre pensato che quelle canzoni fossero particolarmente adatte a lei.
Un’altra collaborazione, dove non avete sbagliato un colpo, è quella con Mogol con l’album “MogolAudio2”. Basti pensare ai brani “La voce di un amico”, “Prova a immaginare”, “Il sorriso di un cactus” ….
Ma anche “Mister nessuno”, una delle più belle canzoni degli Audio 2. Quell’album è stato il nostro ultimo disco d’oro. Nel titolo abbiamo messo in evidenza gli autori, Mogol e Audio 2. Il titolo è andato quindi a mettere in evidenza gli autori del disco.
Progetti per il futuro?
Voglio anticiparvi lo svolgersi del progetto a sostegno degli autori, per cui abbiamo avuto il patrocinio della SIAE; un progetto che si prefigge la visibilità agli autori che sono invisibili in questo momento di pandemia, non essendo mai menzionati nei DPCM, perché senza di loro non si fa niente. Il mondo artistico ha avuto poco da questa pandemia ma gli autori niente, e questo è ingiusto. L’obiettivo è quindi di attirare l’attenzione su questo tema e contemporaneamente donare l’incasso del singolo all’Associazione Culturale “INSOLISUONI” di Polignano a Mare, paese natale di Domenico Modugno, che organizza un festival dedicato agli autori e alla musica d’autore. Abbiamo coinvolto 14 artisti che cantano il pezzo assieme a noi: abbiamo un ufficio stampa che si mette a nostra disposizione, abbiamo l’arrangiatore, la sala di registrazione, il videomaker, tutto in maniera gratuita. Sono 3 mesi che lavoriamo a questo progetto: artisti ed autori uniti, questa è l’idea. E’ un cast di qualità, senza effetti speciali; abbiamo scelto cantanti e autori che hanno fatto la storia della musica italiana. C’è la qualità autorale e artistica. Mi auguro che l’uscita del progetto avvenga dopo Sanremo. Con noi ci sarà gran parte del 75% degli artisti che non sono rappresentati a Sanremo quest’anno. Ogni artista inoltre ha mandato il filmato del suo pezzo cantato. Sono felice e colpito di questo risultato.
Grazie Enzo e vi aspettiamo per le prossime novità.
Grazie a voi ed un saluto ai lettori di Valle d’Itria News.
*Vincenzo Salamina e Domenico Carriero sono appassionati di musica e conducono un programma su Youtube chiamato Music Challenge (che potete seguire qui). Con ValleditriaNews condividono amichevolmente le interviste a musicisti e artisti noti o meno della scena musicale italiana.
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