Un vero e proprio terremoto politico-finanzario con ex parlamentari, colletti bianchi e imprenditori ai quali sono stati notificati 16 avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Quello raccontato nell’edizione odierna del Quotidiano è un vero e proprio scandalo che riguarda Martina Franca e Taranto, portato alla luce dal sostituto procuratore della Repubblica jonica Mariano Buccoliero e che riguarda l’inchiesta sul crac della Banca Popolare della Valle d’Itria e Magna Grecia, l’istituto andato alla ribalta delle cronache per essere stato ceduto alla simbolica cifra di 1 euro a BancApulia spa (gruppo Veneto Banca)
Tra i 16 destinatari spiccano politici (gli ex senatori Giuseppe Semeraro e Giuseppe Lezza, il primo di AN e il secondo di Forza Italia) e l’ex presidente del Taranto calcio ed imprenditore Luigi Blasi, oltre a 13 membri del consiglio d’amministrazione: Nicola D’Ippolito e Cataldo Ciccarone di Ceglie Messapica, i martinesi Giovanni Lenoci, Roberto Maggi e Anna Cassano, Luciano Reale di Napoli, Luigi Ecclesia di Tricase, Aldo Cassese di Villa Castelli (Brindisi), Matilde De Marco di Brindisi e Luigi Blasi di Manduria. Nel mirino delle indagini anche gli ex direttori delle filiali: Francesco Minno e Filomena Carucci (Martina Franca), Severino Giangrande (Gagliano del Capo), Giorgio Guacci (Lecce).
Il gruppo secondo l’inchiesta avrebbe erogato a numerose imprese cospicui finanziamenti senza svolgere le necessarie verifiche preliminari procurando “perdite alla banca da loro amministrata, con conseguente grave pregiudizio per i creditori”, per una cifra stimata dagli inquirenti in circa 3 milioni di euro, finiti prevalentemente in società edilizie, nautiche e industriali. Come si evince dalle carte, i sedici non sarebbero nuovi a simili imprese, visto che a molti di loro già 6 anni fa la Banca d’Italia aveva emesso sanzioni pecuniarie per 790mila euro. Dopo esser stata sottoposta ad amministrazione straordinaria, la
Banca Popolare della Valle d’Itria e Magna Grecia (che nel frattempo alla sede di Martina Franca aveva aggiunto filiali a Taranto e Ceglie Messapica) andò incontro ad una triste fine: prima con lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo, poi con la gestione affidata a due commissari e a un comitato di sorveglianza, infine con le perdite riversate su circa 2000 soci (prettamente piccoli risparmiatori come pensionati, artigiani e famiglie) che hanno praticamente perso tutto.
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