Trasfusione infetta nel 1979, Tribunale di Lecce condanna il Ministero della Salute

Il Ministero della salute è stato condannato lo scorso 12 ottobre al risarcimento per trasfusioni di sangue infetto avvenuta 37 anni fa. La pronuncia si segnala, oltre che per l’aver disposto la condanna del ministero della Salute al risarcimento dei danni subiti da una paziente, in occasione di una pratica trasfusionale eseguita trentasette anni fa, anche per aver risolto in modo innovativo e favorevole alla parte danneggiata, il nodo giuridico della prescrizione del diritto, sulla scia delle recentissime sentenze della Cassazione:

In base al recentissimo orientamento della Cassazione, la prima sezione del Tribunale di Lecce, con sentenza depositata lo scorso 12 ottobre, accorda un importante risarcimento a malata di HCV. La sentenza pronunciata dal tribunale di Lecce, che condanna il ministero della Salute, riconosce alla donna un risarcimento. Il contenuto economico di tale riconoscimento è, per quanto considerevole, poca cosa rispetto all’ irreparabile danno, che la signora ha subìto a causa di una trasfusione risalente al 1979. L’avvocato Mario Lazzaro, di Martina Franca, ha rappresentato la donna brindisina, oggi 55enne, nel giudizio civile conclusosi col deposito della sentenza di primo grado, del 12 ottobre scorso. Nel 2007, la signora iniziava ad avvertire i primi sintomi della malattia, alla quale era già risultata positiva nel 1998. Un consulto medico-legale di sei anni fa, fece risalire la possibile origine dell’epatite C, ad un intervento chirurgico al quale la donna si sottopose presso l’ospedale di Brindisi, nel lontano 1979. Nel corso del tempo, la malattia dapprima latente ha progressivamente causato danni ormai considerati irreparabili.

Per stabilire il nesso di causalità, fra l’altro, la donna ha dovuto superare il deficit probatorio rappresentato dalla colpevole omissione, da parte del personale medico, dell’annotazione della trasfusione di sangue, resasi necessaria nell’ambito dell’intervento chirurgico subito 37 anni fa.

La sentenza di Lecce, che mette fine a una gravissima ingiustizia subita da una utente del servizio sanitario nazionale, è caratterizzata anche da elementi giuridici innovativi.

Il tribunale salentino, oltre a confermare la responsabilità aquiliana del ministero della Salute, per omesso controllo nella diffusione di sangue ed emoderivati, riconosciuta sin dagli anni settanta, ha fatto suo il principio di diritto espresso dalle sentenze n. 820 del 2015 e 8645 del 2016, della Suprema Corte di Cassazione, in riferimento all’exordium praescriptionis. In base a quest’ultima evoluzione giurisprudenziale, pertanto, la parte lesa potrà invocare il risarcimento del danno anche molti anni dopo la scoperta di aver contratto la malattia se, la patologia, come accade per il virus dell’epatite, si sarà manifestata nei suoi elementi essenziali ed irreversibili molto tempo dopo.

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