Cani avvelenati a Martina Franca. C’è chi lo fa per divertimento

Un appello lanciato su Facebook, nel primo pomeriggio di ieri, due cani scomparsi, uno trovato morto avvelenato. Una padroncina cerca l’altro suo cane, sperando che ci possano essere ancora speranze. E invece, purtroppo, anche Daemon, un bellissimo lupo cecoslovacco, viene ritrovato steso nell’erba. Per lui non c’è più nulla da fare. La padrona dei cani racconta che stavano giocando tra loro, il volpino nero e il lupo, quando si sono allontanati dal cancello, in una villa in via Ceglie, zona Rospano. Poi la tragica scoperta, l’avvelenamento. Alcuni della zona ci raccontano che non è la prima volta che accade, e che qualche idea sul possibile colpevole, nella zona, se la sono fatta. Daemon non ce l’ha fatta, ma questo episodio merita che si accendano i riflettori su queste vicende, che non sono purtroppo rare a Martina Franca.

Non è la prima volta che ci arrivano notizie del genere, purtroppo e non solo da quelle zone di Martina Franca. Quest’estate, per esempio, un pastore tedesco è morto avvelenato dopo aver fatto una passeggiata in Villa Carmine. Secondo la dottoressa veterinaria Angela Maria Colucci, che interpelliamo come fonte privilegiata, i casi di avvelenamento dei cani sono frequenti e si ripetono ad ondate: “L’anno scorso ci sono stati molti casi nella zona di via Grassitella, nei pressi della masseria Luchicchio. Sono stati avvelenati sette o otto cani, pochi ce l’hanno fatta. E’ un fenomeno che si ripete a ondate, qualcuno si diverte a mettere il veleno per strada. Potrebbero essere anche esche per le volpi. Il problema è che ci sono persone che vogliono farsi giustizia da soli”. Non sono fenomeni isolati, ma accadono almeno due o tre volte all’anno e in diverse zone di Martina Franca: “In via Grassitella, l’anno scorso, sono state messe esche avvelenate nei pressi di tutti i cassonetti, fino a via Noci. Veleno e pezzi di vetro. Qualcuno potrebbe pure divertirsi, purtroppo. La Asl segnala l’evento, facendo anche indagini sul tipo di veleno. Si usa spesso veleno organofosforico, o la metaldeide, il veleno per le lumache. Si muore in due ore, soffrendo moltissimo. Bisogna intervenire con una lavanda e con antidoti a 360°”.

Spesso quindi, alcuni decidono di intervenire in solitaria contro il fenomeno del randagismo, dovuto alle strutture piene e alla scarsità di risorse pubbliche per risolvere il problema. Accade infatti che branchi di cani vaghino e possono diventare pericolosi o destare preoccupazione, quindi il veleno è la scelta di chi decide di non rispettare la legge, ammazzando, piuttosto che risolvendo. Una scelta illegale, ovviamente.

Ma c’è anche chi lo fa per divertimento. Continua la dottoressa Colucci: “In via Chionna abbiamo trovato un cane che stava morendo di fame e di sete. Qualcuno aveva fatto una specie di trappola con un bidoncino con il fondo tagliato. Aveva messo il cibo sul fondo e il cane per mangiare era entrato con la testa, solo che non riusciva più ad uscire, non poteva vedere più e a stento poteva uscire la lingua. Beveva appena dalle pozzanghere e stava morendo di fame. L’abbiamo catturato, curato, castrato e rimesso in libertà. Alcuni lo fanno per divertimento, senza dubbio. Ma alcuni possono essere esasperati. Il bidoncino però denota cattiveria, perchè il cane sarebbe morto di fame e di sete. Ci sono zone dove ci sono branchi di cani, la situazione è grave, si cerca di porre rimedio, ma è difficile risolvere”. La situazione si complica anche per un po’ di disorganizzazione: “L’accalappiacani arriva da Grottaglie, e arriva solo se disponibile. La situazione è disperata“.

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