Quando dovevamo imparare a memoria il nome delle province. Parte Due.

Se ci si fa caso lo stato territoriale moderno centralizzato così come noi lo conosciamo si fonda su tre proprietà della geometria euclidea,  vale a dire la continuità, l’omogeneità, e l’isotropismo.

Lo stato deve essere anzitutto continuo, questa peculiarità oggi ci può sembrare scontata, ma un tempo scontata non era, almeno in Europa fino a quasi tutto l’800. Basterebbe ricordare quella mappa dell’Italia da cui siamo partiti. A ogni stato corrispondeva un colore e se si scava nella memoria ci si può ricordare che quella Italia sembrava uno stivale di Arlecchino. Essa era composta da tanti piccoli stati, ognuno dei quali spesso non si componeva di un unico pezzettino ma di più parti che però stavano lontani e separati l’uno dall’altro. Questa particolarità è quella che in geografia viene chiamata micro territorialità, cioè la frantumazione stessa del territorio in tanti micro stati. In realtà, l’unificazione degli stati nazionali è servita non solo all’Italia, ma in tutta Europa proprio a superare questa frantumazione, per far si che il circuito mercantile fosse il più veloce possibile e non costituisse più un limite per la classe borghese che stava proprio in quegli anni facendo la sua apparizione nel commercio. In altri termini  la continuità dell’estensione statale significa che lo stato deve essere tutto un pezzo, cioè non deve avere fratture al proprio interno.

La seconda caratteristica è l’omogeneità. Essa consiste nell’entità della sostanza di cui l’estensione statale si compone. In altri termini, questa sostanza non è nient’altro che quella che noi oggi chiamiamo nazione. Riguarda la composizione nazionale, una questione che ancora oggi è un argomento delicatissimo, ovvero la molteplicità delle culture di cui sono portatori i singoli cittadini. Nessuno stato moderno coincide perfettamente con una nazione, con un insieme letteralmente omogeneo, ma il problema vero è che le nazioni esistevano prima degli stati moderni. Lo stato come dice la parola stessa è un participio passato che indica la staticità la fissità, mentre al contrario la nazione indica la mobilità il flusso, insomma la nazione implica il movimento e prima ancora un modello del mondo mobile, un modello del mondo fondato sulla differenza, sulla diversità e sulla loro utilizzazione. Ultima caratteristica che ci resta da analizzare è l’isotropismo. Esso è quella proprietà in base alla quale tutti i punti della superficie presentano tendenzialmente gli stessi valori riferiti allo stesso fenomeno. Si pensi alla distribuzione di popolazione all’interno di uno stato, ciò che si chiama la densità della popolazione, l’isotropismo interviene e fa sì che la popolazione tende a distribuirsi in maniera omogenea sulla superficie stessa, non accumulandosi solo da una parte e lasciando vuoti ampi spazi. L’isotropismo è l’insieme delle due proprietà precedenti: l’omogeneità e la continuità. Per chiarirsi meglio le idee ci toccherà fare un salto in Spagna. Tutti gli stati devono avere una sola capitale, cioè il funzionamento di ogni stato deve essere voltato in una stessa direzione, l’esempio che si trova su tutti i libri di storia è quello di Madrid, che fu letteralmente inventata al posto di un villaggio, prima da Carlo V e poi da Filippo II, perché il villaggio corrispondeva al punto geometrico dell’insieme dei regni di Castiglia e di Aragona che erano stati riunificati. Appurate queste tre caratteristiche che ci spiegano come uno stato moderno funzioni (per ora diciamo così) la domanda che ci dovremmo porre è “a cosa servono le regioni e successivamente le province?

La risposta non è immediata e per provare a risolvere questo quesito dovremmo fare un passo indietro nella storia e interrogare  Erodoto. Lo storico di Alicarnasso è il primo che comprende l’importanza dell’organizzazione spaziale di un territorio.  Tutto questo, se ci fate caso è descritto molto bene nelle Storie, il mondo per il greco si divide in Barbari e Greci. I greci sono i Greci, non c’è bisogno di definirli, ma i barbari sono quelli che balbettano, come la parola barbaro esprime. In altre parole, essi sono quelli che non parlano greco, ma tra i barbari, dice lo storco, vi sono delle differenze. E questa differenza dipende appunto dalla vicinanza con i greci: più un popolo, una cultura è lontana dalla Grecia, più questa cultura è barbara. Al contrario meno si è lontani dalla Grecia meno questo popolo è barbaro. Che cosa ci sta dicendo Erodoto nelle sue Storie? Ci sta dicendo una e una cosa soltanto, vale a dire che più si è lontani dal centro e più si corre il rischio di diventare barbari.  E come si  risolve questo problema? Lo si risolve organizzando lo spazio, umanizzandolo. Per capire meglio basterebbe guardare la pianta della città di Taranto. Costruita secondo i criteri dell’urbanista Ippodamo da Mileto. Egli fu il primo a pensare e a organizzare lo spazio in maniera rettilinea su un sistema di assi ortogonali. Vale a dire che se fino a quel momento in Grecia le case venivano edificate per prime, e successivamente lo spazio tra loro diveniva strada, con la nuova pianificazione urbana venivano prima disegnate le strade, e successivamente tra loro venivano edificate le case. In altre parole l’urbanista di Mileto capisce che la linea retta è il modo più veloce per raggiungere due punti distanti tra loro. E noi ci facciamo i conti quotidianamente, qualsiasi stato è organizzato in questo modo. Si pensi per esempio alla strada ferrata o alle autostrade delle linee rette che  collegano un punto A a un punto B, o a un punto C, e  le province  dovrebbero rappresentare questi snodi nella gestione territoriale dello stato moderno centralizzato. Esse rappresentano esattamente l’ultimo specchio che riflette l’autorità statale. L’ultimo collegamento tra la periferia e il centro. Almeno così dovrebbe essere.  

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