L’Assessore al Bilancio Lorenzo Basile ha un passato da giornalista della carta stampata e conosce benissimo le tecniche e le pratiche di questo mestiere, ma sa soprattutto che le parole sono importanti, perchè attraverso le parole si costruisce il mondo che percepiamo. Per questo motivo ci ha tenuto a precisare, durante l’intervista, che nel bilancio del Comune di Martina Franca non ci sono “buchi“, come è stato scritto, probabilmente anche da noi. Il termine “buco” richiama pensieri nefasti, fa paura, ammicca al dissesto alla Di Bello, a Taranto, a Napoli, alla povertà. A Martina Franca c’è una situazione in cui convive una situazione di disavanzo, quindi di debito, il “buco” che non si deve chiamare così, e di avanzo, ovvero di credito. Una situazione generata da una serie di codici e codicilli che rendono il bilancio roba da specialisti.
Non è facile leggerlo, non è facile interpretarlo, non è facile nemmeno avere tutti i documenti, tanto che la Giunta è riuscita a capirci qualcosa solo dopo quaranta giorni.
Un’attraversata nel deserto, praticamente.
Incontriamo Lorenzo Basile proprio perchè vorremmo capirne di più considerando che l’argomento tasse scatena incredibili rigurgiti di campagna elettorale. Chi governa di solito le alza, chi sta all’opposizione le abbasserebbe. Salvo poi che i ruoli si invertono sempre.
La prima cosa che ci dice è che parte dell’avanzo del Comune rientra nel fondo di svalutazione crediti, ovvero in quella parte dei crediti che si valuta non entreranno mai nelle casse del Comune, come l’Ici, la Tarsu non pagata.
L’avanzo di amministrazione si aggira intorno ai quattro milioni, ma la loro destinazione è stata più o meno già indicata. Ci sono 550.000 euro da dare alla Cisa, perchè, ci dice Basile, a causa di lavori, la tariffa a tonnellata è aumentata di dieci euro. Un aumento che è stato previsto solo per quattro mesi, ma che continua tuttora.
Un’altro debito, da saldare, sono i 167.000 euro per il Consorio Trulli e Grotte, di cui il Comune ha fatto parte ma da cui è uscito in maniera unilaterale.
Quindi c’è il famigerato debito Tarsu del 2006, di 1.270.000 euro.
A debito si aggiunge debito: a causa di un adeguamento dovuto all’Istat, alla Miccolis, che si occupa di trasporto pubblico urbano, bisognerà riconoscere 167.000 euro.
Finora siamo arrivati a oltre due milioni.
Dei fondi dell’avanzo di bilancio, bisogna quindi togliere quelli che sono vincolati, ovvero che sono già destinati ad attività precise. 200.000 per l’adeguamento dell’ex Archimede per ospitare una struttura “Dopo di noi“, 140.000 di cofinanziamento per la messa a posto delle strade rurali, 70.000 euro per l’acquisto di nuovi autobus, 150.000 euro per l’ampliamento dei loculi del cimitero, 300.000 euro per la manutenzione delle strade extraurbane e altre 300.000 euro per le strade urbane.
Siamo a oltre tre milioni.
A parte le spese, il bilancio è composto dalle entrate, dalle tasse. “Ormai si va sempre più verso il federalismo municipale” ci dice Lorenzo Basile “i comuni sono destinati a trovare i fondi per sostenersi da sè“. E così facciamo un po’ di conti e vediamo che l’IMU farà entrare nelle casse dei comuni il 30% in meno di quanto faceva entrare l’ICI, come dice uno studio dell’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL).
A Martina Franca l’aliquota per la prima casa è rimasta identica quella base, il 4%, mentre per la seconda rata sarà aumentata di un punto quella per le seconde case, che passerà dal 7,6 % all’8,6%. Il gettito previsto è di circa 1.250.000 euro.
I tributi minori saranno invece adeguati: “Non è possibile che il Comune di Martina Franca incassi dalle insegne luminose, ad esempio, o dalle affissioni, come il Comune di San Giorgio, che è un terzo di Martina. Le tariffe sono ferme ad un regolamento del ’94 e bisogna adeguarle“, ci spiega l’assessore. Anche i Passi Carrabile, che a Martina proliferano, anche perchè costano pochissimi euro all’anno. Roba che non si superano i venti euro per il centro. E questo produce anche degli impedimenti nel parcheggio, congestionando il traffico. Quanti dei passi carrabile sono davvero necessari?
Ma la questione entrate e uscite del Comune non si risolve con le imposte, con le tasse. Ci sono altri mille rivoli, anche sostanziosi, da cui il denaro viene perso. “Pensa che il Palazzetto dello Sport al Comune costa 130.000 euro all’anno, di manutenzione, di spese di gestione. Ma dal palazzetto incassiamo solo 30.000 euro, dalle squadre che lo usano per allenarsi. Per questo abbiamo previsto un piccolo incremento del 10%”. E poi ci sono le spese correnti: “Di pubblica illuminazione paghiamo 850.000 euro all’anno“.
Poi c’è la gestione dell’hardware e dei software in dotazione del Comune. Ogni anno si spendono 170.000 euro. Una cifra enorme che potrebbe essere risparmiata se si utilizzassero sistemi open source, come vuole la manovra “Salva Italia”.
Paghiamo tanto, quindi, di qualsiasi cosa. Per esempio abbiamo pagato 14.000 il software di gestione dell’IMU. Ma paghiamo tanto in generale perchè non c’è controllo, perchè i servizi non si coordinano e perchè, in fondo, conviene a tutti, tanto sono soldi pubblici. Paghiamo tanto perchè non c’è stata regia, non c’è prevenzione.
Basti pensare che nel bilancio la giunta Ancona ha previsto per il contenzioso 1.700.000 euro di spesa per l’anno che verrà.
Nemmeno se dovesse difendere Riina si pagherebbe tanto. E questo perchè finora non si sono mai attuate politiche lungimiranti, secondo noi. Come la gestione dei tributi stessi: affidandola ad un’agenzia esterna, la Soget, in questo caso, che ha visto l’appalto per tre anni, il Comune perde una percentuale sugli incassi, che potrebbero invece mantenuti in cassa se l’Ufficio Tributi facesse da sè. Ma da sè non può fare perchè manca il personale. E il personale manca perchè non ci sono soldi.
E siamo punto e da capo.
A questo ci permettiamo di aggiungere tutte le aziende che hanno chiuso, oppure quelle che hanno deciso di andarsene. Sono tasse in meno, sono soldi in meno per tutti. Ecco la crisi, come ricade sul territorio, ecco che le scelte degli imprenditori riguardano tutti.
Lorenzo Basile conclude l’intervista così: “Può sembrare un’ovvietà, ma se pagassimo tutti, pagheremmo meno“.
Non è un’ovvietà, secondo noi.
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